Il 1962 viene indicato come data
ufficiale della nascita della psicologia umanistica.
Da una parte la psicologia
umanistica degli Stati Uniti e dall'altro quella esistenzialista dall'Europa
crearono un nuovo approccio, una terza forza che si distanziava dalla psicoanalisi freudiana e dal comportamentismo di
Watson che, a sua volta, fu il punto di incontro di altre teorie psicologiche
dell'epoca (gestalt, bioenergetica, analisi transazionale, ecc.).
La caratteristica principale
della psicologia umanistico-esistenziale è proprio quella di mettere al centro
l'essere umano che, rispetto alle teorie precedenti, non è in balia delle forze
esterne e interne ma è invece consapevole delle sue scelte e responsabile della
sua esistenza. Ogni persona vive una propria esperienza unica e può sviluppare
le proprie potenzialità attraverso l'accettazione dei propri limiti interni e
quelli provenienti dall'esterno.
A questa corrente vennero dati
nomi diversi:
- Umanistico-esistenziale
- Olistico-dinamica
- Organistica
- Psicologia del Sé
- Psicologia della Terza Forza (Abraham Maslow è forse il più brillante esponente di questo movimento, da lui definito "Terza forza", in alternativa alle due psicologie allora imperanti, la psicoanalisi classica ed il comportamentismo positivistico).
Secondo Carl Rogers:
Ognuno possiede un proprio valore
e una determinata capacità di autodeterminazione che consente di perseguire
specifici scopi o risultati. Carl Rogers sosteneva che tutti hanno le capacità
di autodeterminazione, utile a determinare il proprio comportamento per
migliorarlo. Tale processo è stato definito da Rogers come tendenza
attualizzante e consiste nella volontà naturale di vivere, perfezionarsi,
preservarsi e modificarsi.
Secondo Rogers le persone sane
sono aperte mentalmente verso nuove esperienze, vivono liberamente ogni momento
e sono in grado di ascoltare sia se stessi che gli altri perseguendo i propri
bisogni o obiettivi.
Il pensiero di Carl Rogers era in
netto contrasto con quello psicoanalitico vigente, e per questo era considerato
molto innovativo e rivoluzionario.
Egli fu il primo a considerare la
natura umana come una capacità innata volta al raggiungimento e al mantenimento
della salute e dell’autoregolazione.
Partendo da questo presupposto,
rifiutò il termine paziente, poiché lo considerava viziato dal concetto di
malattia e lo sostituì con il termine “Cliente”. Rogers dunque partiva dal
presupposto che non esiste una malattia mentale da curare ma tutti possiamo incappare
in momenti difficili da affrontare e per questo, grazie alle risorse personali,
è possibile superare questi stati liberamente. I problemi che possono
verificarsi durante l’arco della vita derivano da una distorsione della
tendenza attualizzante e lo scopo è ripristinare questa funzione ciclica e
continuativa.
La terapia di Carl Rogers
Carl Rogers ideò un modello
psicoterapeutico definito terapia centrata sul cliente “Counseling” detta anche
non direttiva e terapia rogersiana, che nacque all’interno dalla psicologia
umanistica. Secondo tale approccio non sono le pulsioni istintuali a motivare
il soggetto, ma il bisogno di conoscere, e autorealizzarsi. Rogers sostiene che
bisogna superare il pessimismo antropologico Freudiano secondo il quale l’uomo risponde
agli impulsi non razionali e guardare come il comportamento è dato da un
naturale fluire di stadi. Infatti, il comportamento umano è razionale ed è
determinato dagli obiettivi che ognuno si prefigge di raggiungere. Lo scopo
della psicoterapia dunque è quello di consentire alla tendenza attualizzante di
agire liberamente, eliminando gli ostacoli che impediscono l’autorealizzazione
della persona. L’individuo possiede in se stesso le risorse necessarie per
guarire e per questo è esso stesso a dover lavorare in terapia. Per queste
ragioni, la psicoterapia rogersiana si difinisce “centrata sul cliente”.
Terapia centrata sul cliente
La terapia centrata sul cliente è
determinata dalla relazione che si instaura tra terapeuta e cliente. Secondo
tale approccio lo psicoterapeuta non possiede delle tecniche di intervento
protocollari e per questo è libero di interagire con l’individualità del
cliente.
La relazione segue un
determinato schema:
NON-DIRETTIVITÀ: la relazione che
si instaura tra terapeuta e cliente è di tipo paritetica, il terapeuta incita
il cliente a utilizzare le sue risorse personali per individuare una soluzione
al problema presentato.
EMPATIA: affinché la relazione
possa portare a dei risultati è necessario che il terapeuta vesta i panni del
cliente e tenti di vedere il mondo con i suoi occhi, abbandonando i propri
schemi personali.
ACCETTAZIONE: il terapeuta
accetta i pensieri e i comportamenti del cliente in maniera incondizionata e
per questo ascolta attivamente e senza mettere in atto pregiudizi.
La terapia centrata sul cliente è particolarmente indicata nei casi in cui non si riesca a entrare in contatto con le proprie esperienze e a riconoscere le proprie emozioni. Si determina in questo modo una sorta di conflitto interiore e inautenticità, che porta la persona a non essere pienamente se stessa nella relazione. Carl Rogers definisce questo stato “incongruenza”, che non permette all’individuo di crescere positivamente o di effettuare le proprie scelte in maniera ottimale.
La terapia centrata sul cliente
ha come obiettivo l’aprirsi liberamente all’altro in maniera autentica.
Inoltre, attraverso tale processo terapeutico è possibile comprendere
empaticamente come l’altro costruisce il proprio rapporto con se stesso, gli
altri, il mondo. Questo concetto rappresenta la base dell’epistemologia della
Psicoterapia Centrata sul Cliente e della sua pratica di Counseling.
Secondo Rollo May:
In quanto psicologo
esistenzialista, Rollo May mette al centro della propria riflessione l’analisi
sul senso dell’esistenza e sulla libertà. Pone il dilemma costante nella vita
umana: l’essere oggetto e soggetto allo stesso tempo. Oggetto, perché su di lui
ricadono le conseguenze delle azioni altrui. Soggetto, perché è anche un agente
nei confronti della propria realtà.
Sostiene che il conflitto sia la
massima essenza della vita. Il solo fatto di esistere già presuppone una serie
di conflitti che restano sempre irrisolti. Non si tratta di conflitti esterni,
bensì interni. Non sono negativi, piuttosto una condizione dell’esistenza
stessa.
La psicoterapia esistenziale
proposta da Rollo May è un processo in cui si ricerca l’esistenza
dell’individuo che chiede aiuto. Si indaga sui principali turbamenti che lo sovrastano,
e che vengono analizzati mediante il dialogo.
L’obiettivo è rilevare i
pregiudizi e individuare i procedimenti che scatenano effetti negativi. La
cosiddetta psicoterapia non necessariamente porta al benessere, bensì a un
approccio più razionale nei confronti della vita.
L’esistenzialismo nato in Europa
tra le due guerre si è diffuso nel secondo dopoguerra con Kierkegard, Heideger,
Sartre, Schopenhauer, fu introdotto negli Usa da Rollo May e si sviluppò negli
anni 60 vedendo in Maslow uno dei suoi maggiori esponenti.
Negli anni 40 molti uomini di
cultura sentirono l’esigenza di riflettere sulla precarietà della condizione
umana e sulla decadenza dei valori esistenziali.
Venne sottolineata la necessità
di riscoprire l’uomo e le sue radici, recuperare la dignità e il significato
dell’esistenza.
L’esistenzialismo che ne deriva
enfatizza il valore e l’autenticità dell’esistenza umana, la libertà e la
responsabilità del singolo.
Le possibilità di realizzazione
individuali si trovano collocate lungo un continuum
Autenticità vs Inautenticità
L’uomo è in eterno divenire, è in
eterna ricerca di nuovi equilibri e significati. Ha bisogno di scopi,
motivazioni e valori nuovi per dare senso e significato alla vita, per evitare di
sprofondare in una crisi esistenziale che spesso nasce dalla incapacità di
autodeterminarsi ed auto realizzarsi.
L’Esistenzialismo europeo,
approdato in America perse molto della sua profondità e del suo mordente per
divenire più superficiale. In realtà perse della sua angoscia, acquisendo una
carica rigenerativa grazie ad una visione più ottimistica della realtà
(Funzionalismo).
In questo contesto
socio-culturale, nel 1962 prende corpo la Psicologia Umanistico-esistenziale,
rifacendosi ai temi della filosofia esistenzialista:
- Libertà di scelta
- Consapevolezza della propria esistenza
- Impegno del singolo
- Importanza del dialogo
- Conoscenza attraverso l’azione
“la verità esiste per l’uomo solo
in quanto egli la traduce in azione”
L’esistenzialismo non rifiuta lo
studio dei dinamismi interni (istinti, pulsioni, condizionamenti), sostiene che
questa base da sola sia insufficiente per spiegare o capire un essere umano,
c’è il rischio di rimanere in generalizzazioni.
Per capire una persona non
vengono analizzati i meccanismi comportamentali o i “perché” del problema bensì
considera la persona come l’unica vera fonte di dati. L’intento è di cogliere
“qui ed ora” questo individuo in quanto sperimenta, emerge, diviene, costruisce
il suo mondo.
1. L’uomo
visto come essere reattivo, il suo comportamento è racchiuso nella formula
“stimolo-risposta”. Manca la libertà perché determinato dalle pressioni
ambientali (comportamentismo).
2. Essere
reattivo in profondità, determinato da esperienze passate, istinti, da bisogni
ai quali non può opporsi (psicoanalisi).
3. Uomo
in divenire, la persona è cosciente, gode di un margine di libertà, può
incidere sull’ambiente e prendere decisioni con responsabilità.
La psicologia
Umanistico-Esistenziale prende dall’Umanesimo il concetto fondamentale che lo
studio della persona adulta normale non può avvenire adottando le conclusioni
desunte dall’osservazione del comportamento animale, infantile o patologico.
Gli psicologi umanisti
considerano l’uomo persona in contrasto con l’uomo-tipo. La nostra
caratteristica è la centralità della persona umana considerata nella sua
totalità ed unicità.
Questa caratteristica viene
sottolineata dal rapporto IO-TU essenziale per lo sviluppo (M. Buber).
Accettazione del Sé e del mondo
altrui, dove il terapeuta è una persona che nella sua totalità partecipa per
conoscere-capire-aiutare l’altro.
Secondo Abraham Maslow:
“La psicologia dominante (psicoanalisi
freudiana e comportamentismo di Watson) fonda la conoscenza dell’uomo sul
dolore, sulla fragilità, sulla patologia e di conseguenza non poteva nascerne
che una concezione pessimistica, negativa e limitante”.
Si contrappone ad una psicologia
del malessere la psicologia del benessere e della creatività. La concentrazione
delle scienze psicologiche sulla negatività dell’esistenza riflette una
sfiducia sulla naturale bontà dell’essere umano. Gli psicologi umanisti mettono
in guardia da una visione del dolore come oggetto di catarsi.
La psicologia si è concentrata
sugli sforzi che l’uomo mette in atto per non soffrire piuttosto che sulle
possibilità costruttive insite nell’essere umano, sul suo potenziale di
benessere ed auto-realizzazione.
Le motivazioni all’azione non
possono essere ridotte alle pulsioni sottostanti, perché promosse da valenze
non quantificabili, come il bisogno di esplorazione, la creatività, la visione
del mondo con cui si esprime la propria identità, la qualità delle relazioni
con gli altri e soprattutto l’autorealizzazione che è alla base della
interpretazione umanistica del bisogno, della motivazione e della personalità.
BISOGNO
È uno stato di tensione più o
meno intenso dovuto alla mancanza di qualche cosa che risponde o a esigenze
fisiologiche più o meno impellenti o a esigenze voluttuarie diventate per
abitudine necessarie o a esigenze psicologiche avvertite indispensabili per la
realizzazione di Sé o a esigenze sociali apprese dall’ambiente.
Il bisogno è avvertito come uno
stimolo che spinge l’individuo verso una meta in cui si annulla l’attenzione
provocata dall’insoddisfazione. Allo stato di tensione o eccitazione, a cui si
riconduce la definizione di bisogno, si attribuisce la capacità di evocare la
rappresentazione degli obiettivi da perseguire e la capacità di attivarsi per
superare ostacoli.
Per Maslow esistono 5 livelli
di bisogni durante lo sviluppo:
- Fisiologici
- Sicurezza
- Amore
- Stima
- Autorealizzazione (che si esprime come processo e tendenza a… piuttosto che uno stadio effettivamente raggiungibile)
MOTIVAZIONE
Fattore dinamico del
comportamento che attiva e dirige l’organismo verso una meta.
PERSONALITA’
Insieme di caratteristiche
psichiche e di comportamento che nella loro integrazione, costituiscono il
nucleo irriducibile di un individuo che rimane tale nella molteplicità e
diversità delle situazioni ambientali in cui opera.
Maslow era convinto della
irrilevanza delle ricerche psicologico-sperimentali e dei presupposti
deterministici della teoria psicoanalitica. Rifiuta il concetto di causalità
lineare, secondo cui da un trauma nascono conseguenze in base alle quali si
determina il percorso della vita, poiché questo sottovaluta il presente e le
potenzialità.
Altro punto centrale è la
riduzione della tecnica, non esiste una tecnica giusta o valida in quanto tale,
è valida solo se corrisponde a ciò che serve al cliente in quel momento. La
tecnica non ha in sé la capacità di risolvere.
La psicologia umanistica presenta
una nuova visione orientata sulle esperienze soggettive interne, è una
psicologia clinica, che non vuol dire terapeutica, bensì centrata sulla persona
con cui ci relazioniamo al momento.
Nasce dall’esigenza di portare la
conoscenza di Sé in un ambito più umano e personale in cui il terapeuta è parte
del rapporto, cioè mette in gioco se stesso.
Secondo Maslow la personalità
è rappresentata dall’integrazione di bisogni di base divisi in:
- Fisiologici
- Sicurezza
- Appartenenza
- Amore
- Stima
- Autorealizzazione
Seguendo il modello omeostatico
(Cannon) il bisogno è un principio attivante che soddisfatto tende
all’equilibrio (Bisogno-Attivazione-Soddisfazione-Equilibrio).
La psicologia della personalità
prende in considerazione quei bisogni non fisiologici che nascono dal problema
di adattamento tra orgnismo-ambiente. Il bisogno si configura in bisogno di
autorealizzazione e sconfina nella motivazione.
La teoria della Motivazione è
la costituzione di un sistema di bisogni:
- Istinti
- Bisogni, mancanze avvertite come disagi
- Desideri, bisogni che diventano rappresentazioni cognitive
- Aspirazioni, desideri in cui l’individuo è meno centrale
La psicologia umanistica è una
teoria del conflitto e della scelta, ogni scelta è conflittuale.
La tensione del conflitto di
fronte ad una scelta aumenta in proporzione alla gravità e minacciosità delle
conseguenze. Quanto più le conseguenze sono immaginate tanto maggiore sarà
l’angoscia.
ü L’organismo
tende naturalmente all’omeostasi, alla sopravvivenza, al benessere. Un
organismo disturbato nel suo equilibrio tende naturalmente ad organizzarsi.
ü L’intervento
di aiuto deve centrare su questa potenzialità come risorsa naturale, darle
spazio e fiducia.
ü Evitare
che la persona aiutata subisca una sorta di tutela con conseguente soppressione
delle proprie capacità di autoregolazione.
Per Maslow la nevrosi è un
disturbo cognitivo:
Il nevrotico non è emozionalmente malato, è
cognitivamente in errore. È in grado di provare emozioni autentiche di diverso
tipo ma le sistematizza in un sistema di convinzioni tale da produrre
insoddisfazione invece che soddisfazione.
Non vuol dire che sia sufficiente
intervenire a livello cognitivo, ma che le emozioni sono una risorsa in termini
di sanità con cui il nevrotico può riorganizzare il proprio funzionamento. Come?
:
ü Attraverso
una consapevolezza e attenzione al presente.
ü Per
una forma di economia psichica, tendiamo ad ignorare ciò che è nuovo, ambiguo,
imprevisto.
ü L’acquisizione
di schemi mentali e comportamentali è utile per risparmiare energie, dannosa
quando le abitudini e gli automatismi acquisiti impediscono la disponibilità ad
una nuova risposta, ad un nuovo apprendimento adeguato ad una nuova situazione.
ü Schemi
naturali acquisiti ostacolano l’elaborazione cognitiva dell’esperienza portando
a conclusioni razionali stereotipate che non tengono conto delle emozioni
autentiche.
ü La
gratificazione di un bisogno non va confusa con la felicità. Può portare a
soddisfazione e appagamento o aprire la porta all’insoddisfazione per un
bisogno di livello successivo che prima non poteva essere avvertito.
I bisogni si susseguono
secondo i parametri dell’urgenza.
I disturbi di personalità sono
dovuti all’arresto delle fasi dei bisogni ovvero quando si rimane fissati ad un
bisogno precedente che non c’è più.
La verità è fatta di scelte,
agire o non agire, qualsiasi scelta è una decisione che crea il nostro destino.
Essere consapevoli di avere più scelte aumenta il livello di responsabilità.
L’assunzione di responsabilità è la base del cambiamento.
Tutti gli uomini dipendono dalle
relazioni con gli altri. Noi siamo essenzialmente soli e abbiamo la possibilità
di entrare in contatto con gli altri. Prima di stabilire solide relazioni
occorre instaurare una relazione con se stessi, imparando a restare soli e ad
ascoltarsi.
Consapevolezza della morte, che permette di
dare significato alla vita. La morte è l’unico fatto assoluto della vita.
Essere consapevoli di non essere immortali ci permette di considerare ogni
momento presente come cruciale. Negare la morte, avere paura di confrontarsi
con il nulla produce ansia e auto-alienazione.
Secondo gli autori, i disturbi
psicologici si presentano quando si crea un blocco nell'adattamento
dell'individuo, bloccando, a sua volta, il percorso di crescita dell'individuo.
Il terapeuta specializzato nell'approccio umanistico-esistenziale, dunque, si
concentra sulla persona attraverso un approccio non giudicante che considera il
paziente nella sua totalità. Le azioni dell'uomo, infatti, non sono più il
risultato degli istinti, quanto della sua volontà di autorealizzarsi, di
conoscere e di esprimersi. Durante la terapia, dunque, è necessario conoscere
il proprio paziente per cercare di eliminare gli ostacoli che si frappongono
fra lui, la sua crescita personale e il suo adattamento. Il terapeuta dovrà
soprattutto ascoltare e provare a comprendere, senza cercare di analizzare.
Rispetto ad altre teorie, inoltre, il paziente è una parte estremamente attiva
nel processo di ripresa e di riadattamento.
Rispetto al passato, l'approccio
umanistico-esistenziale apporta un'altra novità: la terapia di gruppo.
Attraverso le relazioni che si sviluppano all'interno del gruppo, infatti, è
possibile creare maggiore consapevolezza nel paziente e aiutarlo a riconoscere
sé stesso e il mondo esterno.
Solitamente questo approccio
psicologico può essere utile per persone che soffrono di diversi disturbi
psicologici, fra cui: depressione, disturbi bipolari, disturbo
ossessivo-compulsivo, disturbi della personalità, traumi, ansia. Le
caratteristiche principali del terapeuta, inoltre, dovranno essere comunicazione,
empatia e distacco emotivo allo stesso tempo.
Dott. Domenico Perrupato