Psicologia Umanistico-Esistenziale e Counseling

Uno degli approcci utilizzati in psicologia è quello umanistico-esistenziale. Questa teoria fa riferimento alle teorie filosofiche dell'umanesimo e dell'esistenzialismo in cui la persona si ritrova al centro della terapia. I principali teorici cui fa riferimento questa scuola sono Carl Rogers (1902-1987), psicologo statunitense e autore del libro "La terapia centrata sul cliente, Counseling and Psychotherapy ", pubblicato nel 1951, pilastro al suo innovativo approccio teorico, il Counseling, assieme ai gruppi d’incontro, Rollo May  (1909-1994) psicologo statunitense, nel 1958 pubblica, con Ernest Angel ed Henri Ellenberger, Existence, opera che ha introdotto negli Stati Uniti la Psicologia Esistenziale, considerato assieme a Carl Rogers, uno dei padri fondatori del Counseling e Abraham Maslow (1908-1970), psicologo statunitense con la Psicologia Motivazionale. Insieme ad un gruppo di ricercatori, fondarono un nuovo movimento con lo scopo di studiare e approfondire le “caratteristiche del comportamento umano” e la dinamica delle emozioni in una vita piena e sana.

Il 1962 viene indicato come data ufficiale della nascita della psicologia umanistica.

Da una parte la psicologia umanistica degli Stati Uniti e dall'altro quella esistenzialista dall'Europa crearono un nuovo approccio, una terza forza che si distanziava dalla psicoanalisi freudiana e dal comportamentismo di Watson che, a sua volta, fu il punto di incontro di altre teorie psicologiche dell'epoca (gestalt, bioenergetica, analisi transazionale, ecc.).

La caratteristica principale della psicologia umanistico-esistenziale è proprio quella di mettere al centro l'essere umano che, rispetto alle teorie precedenti, non è in balia delle forze esterne e interne ma è invece consapevole delle sue scelte e responsabile della sua esistenza. Ogni persona vive una propria esperienza unica e può sviluppare le proprie potenzialità attraverso l'accettazione dei propri limiti interni e quelli provenienti dall'esterno.

A questa corrente vennero dati nomi diversi:

  • Umanistico-esistenziale
  • Olistico-dinamica
  • Organistica
  • Psicologia del Sé
  • Psicologia della Terza Forza (Abraham Maslow è forse il più brillante esponente di questo movimento, da lui definito "Terza forza", in alternativa alle due psicologie allora imperanti, la psicoanalisi classica ed il comportamentismo positivistico).

Secondo Carl Rogers:

Ognuno possiede un proprio valore e una determinata capacità di autodeterminazione che consente di perseguire specifici scopi o risultati. Carl Rogers sosteneva che tutti hanno le capacità di autodeterminazione, utile a determinare il proprio comportamento per migliorarlo. Tale processo è stato definito da Rogers come tendenza attualizzante e consiste nella volontà naturale di vivere, perfezionarsi, preservarsi e modificarsi.

Secondo Rogers le persone sane sono aperte mentalmente verso nuove esperienze, vivono liberamente ogni momento e sono in grado di ascoltare sia se stessi che gli altri perseguendo i propri bisogni o obiettivi.

Il pensiero di Carl Rogers era in netto contrasto con quello psicoanalitico vigente, e per questo era considerato molto innovativo e rivoluzionario.

Egli fu il primo a considerare la natura umana come una capacità innata volta al raggiungimento e al mantenimento della salute e dell’autoregolazione.

Partendo da questo presupposto, rifiutò il termine paziente, poiché lo considerava viziato dal concetto di malattia e lo sostituì con il termine “Cliente”. Rogers dunque partiva dal presupposto che non esiste una malattia mentale da curare ma tutti possiamo incappare in momenti difficili da affrontare e per questo, grazie alle risorse personali, è possibile superare questi stati liberamente. I problemi che possono verificarsi durante l’arco della vita derivano da una distorsione della tendenza attualizzante e lo scopo è ripristinare questa funzione ciclica e continuativa.

La terapia di Carl Rogers

Carl Rogers ideò un modello psicoterapeutico definito terapia centrata sul cliente “Counseling” detta anche non direttiva e terapia rogersiana, che nacque all’interno dalla psicologia umanistica. Secondo tale approccio non sono le pulsioni istintuali a motivare il soggetto, ma il bisogno di conoscere, e autorealizzarsi. Rogers sostiene che bisogna superare il pessimismo antropologico Freudiano secondo il quale l’uomo risponde agli impulsi non razionali e guardare come il comportamento è dato da un naturale fluire di stadi. Infatti, il comportamento umano è razionale ed è determinato dagli obiettivi che ognuno si prefigge di raggiungere. Lo scopo della psicoterapia dunque è quello di consentire alla tendenza attualizzante di agire liberamente, eliminando gli ostacoli che impediscono l’autorealizzazione della persona. L’individuo possiede in se stesso le risorse necessarie per guarire e per questo è esso stesso a dover lavorare in terapia. Per queste ragioni, la psicoterapia rogersiana si difinisce “centrata sul cliente”.

Terapia centrata sul cliente

La terapia centrata sul cliente è determinata dalla relazione che si instaura tra terapeuta e cliente. Secondo tale approccio lo psicoterapeuta non possiede delle tecniche di intervento protocollari e per questo è libero di interagire con l’individualità del cliente.

La relazione segue un determinato schema:

NON-DIRETTIVITÀ: la relazione che si instaura tra terapeuta e cliente è di tipo paritetica, il terapeuta incita il cliente a utilizzare le sue risorse personali per individuare una soluzione al problema presentato.

EMPATIA: affinché la relazione possa portare a dei risultati è necessario che il terapeuta vesta i panni del cliente e tenti di vedere il mondo con i suoi occhi, abbandonando i propri schemi personali.

ACCETTAZIONE: il terapeuta accetta i pensieri e i comportamenti del cliente in maniera incondizionata e per questo ascolta attivamente e senza mettere in atto pregiudizi.

La terapia centrata sul cliente è particolarmente indicata nei casi in cui non si riesca a entrare in contatto con le proprie esperienze e a riconoscere le proprie emozioni. Si determina in questo modo una sorta di conflitto interiore e inautenticità, che porta la persona a non essere pienamente se stessa nella relazione. Carl Rogers definisce questo stato “incongruenza”, che non permette all’individuo di crescere positivamente o di effettuare le proprie scelte in maniera ottimale. 

La terapia centrata sul cliente ha come obiettivo l’aprirsi liberamente all’altro in maniera autentica. Inoltre, attraverso tale processo terapeutico è possibile comprendere empaticamente come l’altro costruisce il proprio rapporto con se stesso, gli altri, il mondo. Questo concetto rappresenta la base dell’epistemologia della Psicoterapia Centrata sul Cliente e della sua pratica di Counseling.

Secondo Rollo May:

In quanto psicologo esistenzialista, Rollo May mette al centro della propria riflessione l’analisi sul senso dell’esistenza e sulla libertà. Pone il dilemma costante nella vita umana: l’essere oggetto e soggetto allo stesso tempo. Oggetto, perché su di lui ricadono le conseguenze delle azioni altrui. Soggetto, perché è anche un agente nei confronti della propria realtà.

Sostiene che il conflitto sia la massima essenza della vita. Il solo fatto di esistere già presuppone una serie di conflitti che restano sempre irrisolti. Non si tratta di conflitti esterni, bensì interni. Non sono negativi, piuttosto una condizione dell’esistenza stessa.

La psicoterapia esistenziale proposta da Rollo May è un processo in cui si ricerca l’esistenza dell’individuo che chiede aiuto. Si indaga sui principali turbamenti che lo sovrastano, e che vengono analizzati mediante il dialogo.

L’obiettivo è rilevare i pregiudizi e individuare i procedimenti che scatenano effetti negativi. La cosiddetta psicoterapia non necessariamente porta al benessere, bensì a un approccio più razionale nei confronti della vita.

L’esistenzialismo nato in Europa tra le due guerre si è diffuso nel secondo dopoguerra con Kierkegard, Heideger, Sartre, Schopenhauer, fu introdotto negli Usa da Rollo May e si sviluppò negli anni 60 vedendo in Maslow uno dei suoi maggiori esponenti.

Negli anni 40 molti uomini di cultura sentirono l’esigenza di riflettere sulla precarietà della condizione umana e sulla decadenza dei valori esistenziali.

Venne sottolineata la necessità di riscoprire l’uomo e le sue radici, recuperare la dignità e il significato dell’esistenza.

L’esistenzialismo che ne deriva enfatizza il valore e l’autenticità dell’esistenza umana, la libertà e la responsabilità del singolo.

Le possibilità di realizzazione individuali si trovano collocate lungo un continuum

                                                  Autenticità            vs                 Inautenticità

L’uomo è in eterno divenire, è in eterna ricerca di nuovi equilibri e significati. Ha bisogno di scopi, motivazioni e valori nuovi per dare senso e significato alla vita, per evitare di sprofondare in una crisi esistenziale che spesso nasce dalla incapacità di autodeterminarsi ed auto realizzarsi.

L’Esistenzialismo europeo, approdato in America perse molto della sua profondità e del suo mordente per divenire più superficiale. In realtà perse della sua angoscia, acquisendo una carica rigenerativa grazie ad una visione più ottimistica della realtà (Funzionalismo).

In questo contesto socio-culturale, nel 1962 prende corpo la Psicologia Umanistico-esistenziale, rifacendosi ai temi della filosofia esistenzialista:

  •  Libertà di scelta
  • Consapevolezza della propria esistenza
  • Impegno del singolo
  • Importanza del dialogo
  • Conoscenza attraverso l’azione

“la verità esiste per l’uomo solo in quanto egli la traduce in azione”

L’esistenzialismo non rifiuta lo studio dei dinamismi interni (istinti, pulsioni, condizionamenti), sostiene che questa base da sola sia insufficiente per spiegare o capire un essere umano, c’è il rischio di rimanere in generalizzazioni.

Per capire una persona non vengono analizzati i meccanismi comportamentali o i “perché” del problema bensì considera la persona come l’unica vera fonte di dati. L’intento è di cogliere “qui ed ora” questo individuo in quanto sperimenta, emerge, diviene, costruisce il suo mondo.

1.     L’uomo visto come essere reattivo, il suo comportamento è racchiuso nella formula “stimolo-risposta”. Manca la libertà perché determinato dalle pressioni ambientali (comportamentismo). 

2.   Essere reattivo in profondità, determinato da esperienze passate, istinti, da bisogni ai quali non può opporsi (psicoanalisi).

3.    Uomo in divenire, la persona è cosciente, gode di un margine di libertà, può incidere sull’ambiente e prendere decisioni con responsabilità.

La psicologia Umanistico-Esistenziale prende dall’Umanesimo il concetto fondamentale che lo studio della persona adulta normale non può avvenire adottando le conclusioni desunte dall’osservazione del comportamento animale, infantile o patologico.

Gli psicologi umanisti considerano l’uomo persona in contrasto con l’uomo-tipo. La nostra caratteristica è la centralità della persona umana considerata nella sua totalità ed unicità.

Questa caratteristica viene sottolineata dal rapporto IO-TU essenziale per lo sviluppo (M. Buber).

Accettazione del Sé e del mondo altrui, dove il terapeuta è una persona che nella sua totalità partecipa per conoscere-capire-aiutare l’altro.

Secondo Abraham Maslow:

“La psicologia dominante (psicoanalisi freudiana e comportamentismo di Watson) fonda la conoscenza dell’uomo sul dolore, sulla fragilità, sulla patologia e di conseguenza non poteva nascerne che una concezione pessimistica, negativa e limitante”.

Si contrappone ad una psicologia del malessere la psicologia del benessere e della creatività. La concentrazione delle scienze psicologiche sulla negatività dell’esistenza riflette una sfiducia sulla naturale bontà dell’essere umano. Gli psicologi umanisti mettono in guardia da una visione del dolore come oggetto di catarsi.

La psicologia si è concentrata sugli sforzi che l’uomo mette in atto per non soffrire piuttosto che sulle possibilità costruttive insite nell’essere umano, sul suo potenziale di benessere ed auto-realizzazione.

Le motivazioni all’azione non possono essere ridotte alle pulsioni sottostanti, perché promosse da valenze non quantificabili, come il bisogno di esplorazione, la creatività, la visione del mondo con cui si esprime la propria identità, la qualità delle relazioni con gli altri e soprattutto l’autorealizzazione che è alla base della interpretazione umanistica del bisogno, della motivazione e della personalità.

BISOGNO

È uno stato di tensione più o meno intenso dovuto alla mancanza di qualche cosa che risponde o a esigenze fisiologiche più o meno impellenti o a esigenze voluttuarie diventate per abitudine necessarie o a esigenze psicologiche avvertite indispensabili per la realizzazione di Sé o a esigenze sociali apprese dall’ambiente.

Il bisogno è avvertito come uno stimolo che spinge l’individuo verso una meta in cui si annulla l’attenzione provocata dall’insoddisfazione. Allo stato di tensione o eccitazione, a cui si riconduce la definizione di bisogno, si attribuisce la capacità di evocare la rappresentazione degli obiettivi da perseguire e la capacità di attivarsi per superare ostacoli.

Per Maslow esistono 5 livelli di bisogni durante lo sviluppo:

  • Fisiologici
  • Sicurezza
  • Amore
  • Stima
  • Autorealizzazione (che si esprime come processo e tendenza a… piuttosto che uno stadio effettivamente raggiungibile)

MOTIVAZIONE

Fattore dinamico del comportamento che attiva e dirige l’organismo verso una meta.

PERSONALITA’

Insieme di caratteristiche psichiche e di comportamento che nella loro integrazione, costituiscono il nucleo irriducibile di un individuo che rimane tale nella molteplicità e diversità delle situazioni ambientali in cui opera.

Maslow era convinto della irrilevanza delle ricerche psicologico-sperimentali e dei presupposti deterministici della teoria psicoanalitica. Rifiuta il concetto di causalità lineare, secondo cui da un trauma nascono conseguenze in base alle quali si determina il percorso della vita, poiché questo sottovaluta il presente e le potenzialità.

Altro punto centrale è la riduzione della tecnica, non esiste una tecnica giusta o valida in quanto tale, è valida solo se corrisponde a ciò che serve al cliente in quel momento. La tecnica non ha in sé la capacità di risolvere.

La psicologia umanistica presenta una nuova visione orientata sulle esperienze soggettive interne, è una psicologia clinica, che non vuol dire terapeutica, bensì centrata sulla persona con cui ci relazioniamo al momento.

Nasce dall’esigenza di portare la conoscenza di Sé in un ambito più umano e personale in cui il terapeuta è parte del rapporto, cioè mette in gioco se stesso.

Secondo Maslow la personalità è rappresentata dall’integrazione di bisogni di base divisi in:

  • Fisiologici
  • Sicurezza
  • Appartenenza
  • Amore
  • Stima
  • Autorealizzazione

Seguendo il modello omeostatico (Cannon) il bisogno è un principio attivante che soddisfatto tende all’equilibrio (Bisogno-Attivazione-Soddisfazione-Equilibrio).

La psicologia della personalità prende in considerazione quei bisogni non fisiologici che nascono dal problema di adattamento tra orgnismo-ambiente. Il bisogno si configura in bisogno di autorealizzazione e sconfina nella motivazione.

La teoria della Motivazione è la costituzione di un sistema di bisogni:

  • Istinti
  • Bisogni, mancanze avvertite come disagi
  • Desideri, bisogni che diventano rappresentazioni cognitive
  • Aspirazioni, desideri in cui l’individuo è meno centrale

La psicologia umanistica è una teoria del conflitto e della scelta, ogni scelta è conflittuale.

La tensione del conflitto di fronte ad una scelta aumenta in proporzione alla gravità e minacciosità delle conseguenze. Quanto più le conseguenze sono immaginate tanto maggiore sarà l’angoscia.

ü  L’organismo tende naturalmente all’omeostasi, alla sopravvivenza, al benessere. Un organismo disturbato nel suo equilibrio tende naturalmente ad organizzarsi.

ü  L’intervento di aiuto deve centrare su questa potenzialità come risorsa naturale, darle spazio e fiducia.

ü  Evitare che la persona aiutata subisca una sorta di tutela con conseguente soppressione delle proprie capacità di autoregolazione.

Per Maslow la nevrosi è un disturbo cognitivo:

 Il nevrotico non è emozionalmente malato, è cognitivamente in errore. È in grado di provare emozioni autentiche di diverso tipo ma le sistematizza in un sistema di convinzioni tale da produrre insoddisfazione invece che soddisfazione.

Non vuol dire che sia sufficiente intervenire a livello cognitivo, ma che le emozioni sono una risorsa in termini di sanità con cui il nevrotico può riorganizzare il proprio funzionamento. Come? :

ü  Attraverso una consapevolezza e attenzione al presente.

ü  Per una forma di economia psichica, tendiamo ad ignorare ciò che è nuovo, ambiguo, imprevisto.

ü  L’acquisizione di schemi mentali e comportamentali è utile per risparmiare energie, dannosa quando le abitudini e gli automatismi acquisiti impediscono la disponibilità ad una nuova risposta, ad un nuovo apprendimento adeguato ad una nuova situazione.

ü  Schemi naturali acquisiti ostacolano l’elaborazione cognitiva dell’esperienza portando a conclusioni razionali stereotipate che non tengono conto delle emozioni autentiche.

ü La gratificazione di un bisogno non va confusa con la felicità. Può portare a soddisfazione e appagamento o aprire la porta all’insoddisfazione per un bisogno di livello successivo che prima non poteva essere avvertito.

I bisogni si susseguono secondo i parametri dell’urgenza.

I disturbi di personalità sono dovuti all’arresto delle fasi dei bisogni ovvero quando si rimane fissati ad un bisogno precedente che non c’è più.   

 ASPETTI COMUNI A TUTTI GLI ALTRI APPROCCI

La verità è fatta di scelte, agire o non agire, qualsiasi scelta è una decisione che crea il nostro destino. Essere consapevoli di avere più scelte aumenta il livello di responsabilità. L’assunzione di responsabilità è la base del cambiamento.

Tutti gli uomini dipendono dalle relazioni con gli altri. Noi siamo essenzialmente soli e abbiamo la possibilità di entrare in contatto con gli altri. Prima di stabilire solide relazioni occorre instaurare una relazione con se stessi, imparando a restare soli e ad ascoltarsi.

Consapevolezza della morte, che permette di dare significato alla vita. La morte è l’unico fatto assoluto della vita. Essere consapevoli di non essere immortali ci permette di considerare ogni momento presente come cruciale. Negare la morte, avere paura di confrontarsi con il nulla produce ansia e auto-alienazione.

Secondo gli autori, i disturbi psicologici si presentano quando si crea un blocco nell'adattamento dell'individuo, bloccando, a sua volta, il percorso di crescita dell'individuo. Il terapeuta specializzato nell'approccio umanistico-esistenziale, dunque, si concentra sulla persona attraverso un approccio non giudicante che considera il paziente nella sua totalità. Le azioni dell'uomo, infatti, non sono più il risultato degli istinti, quanto della sua volontà di autorealizzarsi, di conoscere e di esprimersi. Durante la terapia, dunque, è necessario conoscere il proprio paziente per cercare di eliminare gli ostacoli che si frappongono fra lui, la sua crescita personale e il suo adattamento. Il terapeuta dovrà soprattutto ascoltare e provare a comprendere, senza cercare di analizzare. Rispetto ad altre teorie, inoltre, il paziente è una parte estremamente attiva nel processo di ripresa e di riadattamento.

Rispetto al passato, l'approccio umanistico-esistenziale apporta un'altra novità: la terapia di gruppo. Attraverso le relazioni che si sviluppano all'interno del gruppo, infatti, è possibile creare maggiore consapevolezza nel paziente e aiutarlo a riconoscere sé stesso e il mondo esterno.

Solitamente questo approccio psicologico può essere utile per persone che soffrono di diversi disturbi psicologici, fra cui: depressione, disturbi bipolari, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi della personalità, traumi, ansia. Le caratteristiche principali del terapeuta, inoltre, dovranno essere comunicazione, empatia e distacco emotivo allo stesso tempo.

Dott. Domenico Perrupato